La protezione dei dati è un’attività cruciale che serve ad uno Stato per il proprio interesse, benessere e tranquillità, per accrescere la cosiddetta accountability, cioè la fiducia verso questo mondo in continua evoluzione. Tutti i dati sensibili non sono più nella nostra disponibilità dai primi anni del 2000, da quando nel 2004 per “gioco” è nato Facebook. Quando prima parlavo del lavoro fatto nell’azienda di Milano, avevo la possibilità, se buttavo via il computer, di far letteralmente sparire tutti quei dati sensibili da Internet. Ora non è più così Quando nel 2004 è nato Facebook - continua - i grossi investitori americani hanno capito che da questo giocattolo si poteva profilare l'utente andando a prendere i suoi dati, mascherando questa intenzione predatoria ponendo la questione in termini di maggiore sicurezza per tutti, “…deteniamo i dati nei nostri mainserver cosi siamo tutti più al sicuro”. Per dirla in parole povere, gli americani hanno centralizzato tutti i dati di chi utilizza i social oggi rappresentati da META. Questo significa che chiunque sia registrato su Facebook ha le sue foto, video, pensieri e scelte scritte, in California; in questo modo, parlando del fattore sicurezza, solo loro possono “lavorarli in primis, e di fatto si sono appropriati anche del nostro “petrolio. Secondo un dato non aggiornato-quindi potrebbe essere in difetto-41 milioni di italiani si collegano circa 7/8 ore al giorno sui social. Quando lo si fa è come se si lavorasse per Facebook, perché si mettono i like, i commenti e si lascia traccia.
"veniamo ripagati con la dopamina, ovvero, affacciandoci alle vite degli altri, cosa che ci fa sentire più inclusi e parte integrata del mondo
“Questo significa che per una media di otto ore lavoriamo per Zuckerberg e Meta, senza però avere un rendiconto economico”, spiega De Feo. In realtà veniamo ripagati con la dopamina, ovvero affacciandoci alle vite degli altri, cosa che ci fa sentire più inclusi, accettati e facenti parte del mondo, o, nel caso opposto, sviluppando depressione e nichilismo, come ampiamente riportato in un mio testo del 2016, "...prima del CLICK". Ma a quale prezzo? “Loro profilano e vendono i nostri dati per campagne elettorali, marketing, per sicurezza del Pianeta, vero oro colato. Ricordo che era il 2018 quando per la prima volta spiegai in una conferenza stampa a Savona, l’importanza di tutelare i dati sensibili dei cittadini e conservarli ognuno nel proprio Paese. Soltanto in questo modo si possono tutelare i cittadini laddove esistono la criticità o la vulnerabilità di un essere umano. “Volendo fare un esempio - spiega De Feo - la ragazza che viene attaccata in Rete perché è stato diffuso un suo filmato mentre era insieme al fidanzato, deve essere protetta dal nostro ordinamento giuridico e dai nostri esperti informatici, affinché il danno d’immagine e la sua reputazione non vengano compromessi. Un caso su tutti quello di Tiziana Cantone. Invece, purtroppo non è così e dalle parole dell’informatico si comprende bene che da questo punto di vista non siamo totalmente “alleati” dell’America: “Anche se non si troverà mai una dichiarazione ufficiale, in questo campo non accettano interlocutori”. Da qui nasce anche la difficoltà all’oblio, ovvero quel particolare procedimento per cui, se voglio eliminare definitivamente dalla Rete qualcosa che non ci appartiene più o ci danneggia, che sia una foto un video o una dichiarazione, c’è grande difficoltà a farlo.
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