Innanzitutto, va riconosciuta la grande capacità organizzativa a Palazzo Chigi, il cuore dello staff di Borgo Egnazia è arrivato da Roma.
E' stato l'incontro "ad hoc" per discutere delle sfide finanziarie in una sede più formale e profilata per affrontare le principali questioni globali. Questa evoluzione è diventata ancora più evidente all’inizio del nuovo millennio, quando il G7 ha riconosciuto la necessità di discutere in modo più tecnico e dettagliato temi così complessi. Ha dato così il via alle prime riunioni ministeriali tematiche, per approfondire argomenti specifici e introdurre riflessioni più articolate nelle sue decisioni." Il Vertice del G7 si conclude con l’adozione di un comunicato nel quale vengono delineati importanti impegni politici. Questi comunicati – e in generale le decisioni del G7 – esercitano un’influenza significativa sulla governance globale e sui suoi processi decisionali.
I vertici sono preparati dagli Sherpa, i rappresentanti personali dei Capi di Stato redigere il comunicato finale del Gruppo.
Questo processo prevede inoltre il contributo di diverse figure, tra questi i Direi (FASS) e i Deputi Finance.
I Capi di Stato erano: European Council President Charles Michel, Italian Prime Minister Giorgia Meloni, Japan’s Prime Minister Fumio Kishida, British Prime Minister Rishi Sunak, German Chancellor Olaf Scholz, French President Emmanuel Macron, Canadian Prime Minister Justin Trudeau, European Commission President Ursula von der Leyen, US President Joe Biden.
Le parole del Papa.
Abbiamo atteso con gioia nel Media Center con oltre 1000 giornalisti il contributo del Papa, armai tutti hanno ricordato che è stata la prima volta in cui il Vaticano partecipa ad un vertice G7 e così, questo evento ha dato vigore e risalto al G7 2024. Papa Francesco ha detto parole importanti, tutte in un intorno logico al grande tema dell'intelligenza artificiale: "il potere politico fa ancora molta fatica ad accogliere questa necessità, in un progetto politico e sociale per la comunità presente e futura. Siamo in un'epoca dove prevale la tentazione di uniformare tutto, viene in mente il romanzo dei primi del '900, intitolato "The Lord of the world" romanzo inglese, futuribile, che lascia immaginare un futuro senza politica dove esistono solo uniformanti. Questa mia riflessione" - rivolgendosi ai capi di Stato del G7- "tende ad un'economia integrata in un progetto politico, sociale, culturale, e popolare, che tenda al bene comune, che possa aprire la strada ad opportunità differenti, che non fermino l'evoluzione dell'intelligenza artificiale e il sogno di progresso, e che possa incanalare energia in un mondo nuovo, tocca ad ognuno farne un buon uso e alla politica, far si che ognuno faccia bene la propria parte".
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