dr.Vivek Murthy chiede al Senato USA l'etichettatura per i Social
In Italia ne abbiamo parlato dal 2016, e negli anni a seguire con la pubblicazione del libro "...prima del CLICK".
Mi verrebbe da dire al dr. Vivek Murthy: "You welcome!". E si, perché lui parla dei danni che possono causare i Social a utenti dai 10 ai 16 anni, paragonabili a quelli causati dall'assunzione di sostanze psicotrope come il tabacco, con una certa insistenza sin dal 2023, ma, modestamente, io ne ho parlato la 1ma volta nel 2016, certo, è pur vero che bisogna aspettare chei tempi maturino e che gli interessi economici e politici trovino strade alternative per continuare a lucrare in modo predatorio, ma trattandosi della salute dei minorenni, e di un problema planetario, mi aspettavo un sussulto tra i miei uditori italiani,
Parti sociali, politici, gente comune, ma niente, a parte molte “pacche” sulle spalle e molti attestati ci stima anche tra le recensioni al mio libro -su Amazon- poco o nulla.
Non ne faccio una questione personale, quando si decide di sposare cause sociali, a mio avviso si diventa trasparenti, contano solo gli scopi sociali, non deve prevalere l’ego, la voglia di diventare famoso – se non lo sei diventato nella tua professione, non osare a cercare di sfruttare i temi sociali per affermarti in questo senso- si rischia e lo viviamo nell’attualità dell’informazione dei media in TV e RADIO soprattutto, di trovarci pieni di commentatori, esperti alla bisogna, che sovente hanno la patologia spasmodica di esserci e tentare di dire “mo’ te lo spiego io il problema quale è” contribuendo a creare ulteriore confusione di principi e concetti imparati a memoria senza quella passione e naturalezza e amore per consegnare quella che si chiama “lo stock della conoscenza” da donare alla Comunità, senza tornaconti, quelli te li devi aspettare dalla tua professione a scopo di lucro, non in ambito sociale. Sarà forse questo il motivo o uno dei motivi principali per cui molti problemi dilagano e dominano la cronaca?
Io dico forse si! Ebbene, il dottor Vivek Murthy rivolgendosi al Senato degli Stati Uniti d’America è stato lapidario, con un lungo comunicato in termini scientifici ha spiegato che “non ci sono prove che l’uso della tecnologia non sia dannoso per gli adolescenti tanto quanto l’assunzione di sostanza psicotrope e chiede “l’etichettatura” dei Social come per le sigarette o l’alcol. “Require warning labels on Social media platforms that are similar to those that appear on cigarette boxes”. Mi viene da ridere ( e da piangere) quando sento da discorsi in politica "prima gli italiani", perchè se così fosse, per problemi cosi vasti e insidiosi direi, "viene prima il benessere dell'uomo, anche in italia!" e invece tutto finisce in un grande dimenticatoio. Quindi, vediamo di capire cosa hanno detto gli esperti americani sul tema e cerchiamo almeno di farci ispirare e metterci un pò di buon senso anche nel nostro continente.
È tempo di richiedere un'etichetta di avvertimento sulle piattaforme social media, affermando che i social media sono associati a danni significativi alla salute mentale degli adolescenti.
Ciò richiede un'azione del Congresso, "l'etichetta avverte i genitori e gli adolescenti che i social media non sono stati dimostrati sicuri", ha affermato Murthy. "Le prove degli studi sul tabacco mostrano che le etichette di avvertimento possono aumentare la consapevolezza e cambiare il comportamento". Murthy ha affermato che l'uso di una semplice etichetta di avvertenza non renderebbe i social media sicuri per i giovani, ma farebbe parte dei passaggi necessari. L'uso dei social media è prevalente tra i giovani, con fino al 95% dei giovani di età compresa tra 13 e 17 anni che affermano di utilizzare una piattaforma di social media e più di un terzo che afferma di utilizzare i social media "quasi costantemente", secondo i dati del 2022 del Pew Research Center.
"I social media oggi sono come il tabacco decenni fa: è un prodotto il cui modello di business si basa sulla dipendenza dei bambini.
E come per le sigarette, l'etichetta di avvertimento è un passo fondamentale per mitigare la minaccia per i bambini", ha affermato in una dichiarazione Josh Golin, direttore esecutivo di Fairplay, un'organizzazione che si dedica a porre fine al marketing per bambini. Ottenere effettivamente le etichette sulle piattaforme dei social media richiederebbe un'azione del Congresso, e non è chiaro quanto velocemente ciò potrebbe accadere, anche con un'apparente unità bipartisan sulla sicurezza dei bambini online.
I legislatori hanno tenuto numerose udienze del Congresso sulla sicurezza dei bambini online e ci sono delle leggi in lavorazione. Tuttavia, l'ultima legge federale volta a proteggere i bambini online è stata promulgata nel 1998, sei anni prima della fondazione di Facebook. Anche con l'approvazione del Congresso, le etichette di avvertimento verrebbero probabilmente contestate in tribunale dalle aziende tecnologiche. "Mettere un'etichetta di avvertimento sul discorso online non è solo scientificamente infondato, è anche in contrasto con il diritto costituzionale alla libertà di parola", ha affermato Adam Kovacevich, CEO del gruppo politico del settore tecnologico Chamber of Progress. "È sorprendente vedere il chirurgo generale degli Stati Uniti attaccare i social media quando gli adolescenti stessi affermano che forniscono un importante sbocco per la connessione sociale". L'anno scorso, Murthy aveva avvertito che non c'erano prove sufficienti per dimostrare che i social media sono sicuri per bambini e adolescenti. All'epoca aveva affermato che i decisori politici dovevano affrontare i danni dei social media nello stesso modo in cui regolamentano cose come seggiolini per auto, latte in polvere per neonati, farmaci e altri prodotti usati dai bambini.
Murthy ritiene che l'impatto dei social media sui giovani dovrebbe essere una preoccupazione più urgente.
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